mercoledì 9 maggio 2012


MITOLOGIA e BONIFICA

Gli architetti dell'economia atlantica, con la loro formazione classica, trovarono in Ercole - il mitico eroe dell'antichità che si conquistò l'immortalità compiendo le dodici fatiche - un simbolo di potenza e di ordine. Le fatiche di Ercole erano il simbolo dello sviluppo economico: non solo il disboscamento del territorio, la bonifica delle paludi e lo sviluppo dell'agricoltura, ma anche l'addomesticamento degli animali, l'istituzione del commercio e l'introduzione della tecnica. 

Seconda fatica: L' idra di Lerna       
Gustave Moreau
La seconda fatica di Ercole fu di liberare la regione della città di Argo da questo serpente gigantesco, acquatico che faceva stragi di greggi e colture e uccideva col fiato uomini. Aveva il corpo di cane e nove teste di serpente tra cui una immortale.  Ora, la natura pericolosamente varia del drago ben si adatta ad un luogo altrettanto pericoloso e vario, la palude, dove si mischiano acqua e terra, dove possono apparire fuochi fatui e dove è malsana e pericolosa perfino la stessa aria. Era inattaccabile e l’inutilità della lotta, eccetto per Eracle, era rappresentata dal fatto che, al posto di ogni testa tagliata ne ricrescevano due.Eracle uccise dapprima un granchio gigantesco, custode del luogo, poi, nella lotta, fu aiutato dal nipote tebano Iolao, che bruciò le ferite con tizzoni ardenti per evitare che ricrescessero le teste. Alla fine riuscì a recidere la testa immortale.
Spesso se ne interpreta l’uccisione come la bonifica di un territorio, cioè con il suo prosciugamento e con l’irregimentazione delle acque.

Sesta fatica: le stalle Di Augia
Augia, figlio di Helios era re sulla costa occidentale del Peloponneso e possedeva il più ricco allevamento del mondo. Il suo regno era una signoria del Sole deponente, il mondo degli Inferi . Euristeo ordinò ad Eracle di recarsi là e di liberare le stalle di tutto il paese dal letame che appestava l’aria del Peloponneso. Questo lavoro doveva essere compiuto in un solo giorno. Infestate da un letame trentennale che Ercole bonificò deviando il corso dell'impetuoso fiume Alfeo.

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